Foto-Notiziario Gennaio/Febbraio 2015 - page 74

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UN PASSO NELLA STORIA
Renoir, arrivando sei anni più tardi a dirigere il
suo primo film: “Return to life”.
Con l’arrivo della seconda guerra mondiale
Bresson decide di arruolarsi nella resistenza
francese, documentando gli svolgimenti del
conflitto. Dopo essere stato catturato dai
nazisti evade al terzo tentativo da un campo di
prigionia, riuscendo a fotografare nel 1945 la
liberazione di Parigi. Con la fine della guerra
per Bresson arriva un periodo di intensa
attività: da un’esposizione personale al MOMA
di New York fino alla fondazione, in società con
gli amici Capa e Seymour, della famigerata
agenzia fotografica Magnum. Dopo aver
affrontato innumerevoli viaggi e reportage che
gli regalano una fama mondiale, a partire dal
1968 Bresson riduce la sua attività fotografica,
limitandosi perlopiù al ritratto: Truman Capote,
Coco Chanel, Marcel Duchamp, Martin Luther
King, Mahatma Gandhi ed Igor Stravinsky
sono solamente alcuni dei personaggi che il
fotografo ha trasformato in lastra fotografica.
Il fotografo secondo Bresson deve avere
sensibilità, intuizione e senso della geometria,
senza contare la fortuna. Se si considera
l’immensità del mondo che ci circonda e
quanto è infinitesimamente breve il quantitativo
di tempo rubato da uno scatto, la fortuna
è essenziale. Il luogo e il momento giusto
si possono ricreare, ma il gusto inimitabile
della spontaneità no. Bresson muore in
patria il 3 agosto 2004, all’età di 95 anni, ma
rimane una costante presenza nel panorama
fotografico contemporaneo, in questi giorni è
infatti esposta una raccolta dei suoi scatti più
significativi all’Ara Pacis di Roma.
Il muro di Berlino
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