42
Difficoltà maggiori?
Per me la fotografia è una passione talmen-
te grande che non mi è mai pesato lavorare.
Normalmente passo 12 ore in studio e nei pe-
riodi importanti arrivo anche a 16.
La post produzione, si sa, impone orari di la-
voro molto impegnativi. L’unica cosa pesante
del lavoro a livello di stress sono i tempi ri-
stretti di organizzazione delle produzioni e i
tempi di consegna delle immagini. Ti ritrovi
spesso a lavorare fuori orario, ma questa, a
mio giudizio, per un complicato meccanismo
è la crisi che porta ad avere dei lavori molto
compressi nei tempi.
Cosa puoi consigliare
a chi si avvicina a questa
professione?
Vedo tanti ragazzi iniziare senza studio e
non mi sembra che la loro prospettiva sia di
prenderlo. Per me rimane importante perché
devo essere di fianco alla mia sala di posa
e aver la possibilità di scattare e riscattare,
devo avere un contatto diretto con il mio luo-
go di lavoro, a volte con la musica, a volte nel
più completo silenzio. Quello che posso dire
è che è un lavoro bellissimo se ti appassiona,
in un momento difficile come questo avere
passione per il tuo lavoro è un valore in più.
Consiglio ai giovani fotografi di non spaven-
tarsi davanti alle prime difficoltà o ai rifiuti,
la passione è la dimensione giusta per poter
arrivare a lavorare. In più se hai interessi in
un soggetto o in un particolare ambito, come
le auto nel mio caso, la meccanica, l’archi-
tettura, le persone, questo sarà il valore ag-
giunto per raggiungere l’obiettivo.
Parlaci del tuo libro.
Si intitola “Cani padroni”, scritto così, sen-
za congiunzione “e”. Ho voluto realizzare dei
ritratti dove i due soggetti avessero la stes-
sa forza. Volevo che sia i padroni che i cani
esprimessero la loro empatia, il loro legame
in modo paritario. Tutti ritratti realizzati su di
un fondale grigio in cui i soggetti emergono
per forza della luce e ombra. Ho abbando-
nato da subito l’idea di realizzare i ritratti in
location perché gli ambienti sarebbero stati
distraenti nella lettura dell’immagine. Il la-
voro è durato ben due anni nel mio tempo
Che tipo di attrezzatura usi?
Con il digitale passai da subito al dorso digitale Kodak montato su corpo
Hasselblad e banco ottico Sinar, cosa che ho proseguito con il dorso
digitale Phase One p65. Per il resto uso anche dei corpi Nikon e mi
piacciono molto le ottiche macro di cui apprezzo l’incisione che soddisfa
la resa della mia creatività. Per le luci iniziai in studio con i flash, mono-
torce e generatori, anche perché non avevo l’aria condizionata e, utiliz-
zando la luce continua, avrei facilmente passato i 40° di temperatura .
Per le auto vado in studi a noleggio con luce continua e si utilizzano
diversi punti luce. Si parte da una sola luce per disegnare di massima
l’auto, gli altri punti più piccoli disegnano le linee e i particolari. Puoi
decidere di pennellare il soggetto con le luci anche tenendole in mano
ed è li che sento proprio di disegnare con la luce. Ultimamente anche
quando noleggio le luci non ne prendo moltissime, più vado avanti più
tendo a semplificare i miei set cercando di fare tanto ma con poche luci.
Anche negli ultimi ritratti ne uso, se possibile, una sola cercando di ot-
tenere un’immagine semplice ma efficace e comunicativa.
Nell’architettura mi è sempre piaciuto usare luci miste: luce ambien-
te, luce ambiente artificiale e, se necessario (anche se cerco di farne
a meno), i flash. La cosa essenziale è preservare l’aspetto naturale, la
“mia luce”, se necessaria, deve servire a dare maggiore descrizione e
dettaglio, non deve imporsi sul resto.
paolo carlini
1...,50,51,52,53,54,55,56,57,58,59 61,62,63,64,65,66,67,68,69,70,...115