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Che tipo di attrezzatura usi?
Ho incominciato con il banco ottico e la camera oscura, ma non rim-
piango quel periodo. Penso però che il digitale sia assolutamente me-
glio, aumenta le tue possibilità. L’attrezzatura è il mio piccolo mondo,
come il medico con i suoi strumenti. Tutto quello che ho comprato,
come i flash Speedotron o il banco dorso Hasselblad, fanno parte del
mestiere ma sono solo dei mezzi che aumentano le tue possibilità di
scatto. La bellezza però sta nei soggetti fotografati più che nei mezzi.
Per me contano molto l’anima e il cuore che ci mette chi realizza lo
scatto. Poi c’è la post produzione, una parte davvero importante del
lavoro, un grande aiuto che il mondo digitale ha saputo dare.
Tu sei molto legato alla provincia...
Ho vissuto in città come New York e Milano, ma non erano posti dove
volevo vivere, il lago è la dimensione ideale per me. La fotografia è
progetto. La provincia in generale è piena di grandi progetti e l’Italia
è piena di bravi fotografi sconosciuti che fanno foto bellissime. Vole-
vo vivere di fotografia e per questo mi sento un privilegiato, non mi
mancano affatto la fama, la popolarità o la città. Dopo quasi 30 anni
di attività sono ancora entusiasta e sempre convinto che sia il lavoro
più bello del mondo.
Ti interessa l’insegnamento...
Credo molto nell’investire sui giovani, infatti tengo un corso ogni
anno al TPW (Toscana Photographic Workshop) sull’illuminazione.
Nel mio studio assistenti neodiplomati. Al momento ce ne sono quat-
tro e sono molto contento perché questo “turnover” di ragazzi au-
menta la creatività. Questo purché l’assistente non venga trattato
come uno schiavo che ti porta in giro le borse, ma come una persona
da coinvolgere e dalla quale prendere e dare conoscenza.
claudio amadei
Un ricordo legato
alla tuaprofessione?
Ce ne sarebbero tanti sulla Millemiglia e i vari
workshop… Ma uno che ricordo in modo parti-
colare è legato agli inizi, quando vidi una fattura
di un servizio fotografico da sette milioni, men-
tre mio padre faceva il camionista per 800mila
lire al mese! Comunque per lavorare ci vuole
cuore, non contano solo i soldi. Sono il cuore e
lo spirito infatti che fanno arrivare i soldi.
Ambienti, oggetti,
particolari: non
semplici ritratti
ma forme
a cui Claudio
Amadei riesce
a dare un’anima
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