ANDREA GILBERTI E JEAN-CLAUDE MANFREDI
IL MATRIMONIO?
UN REPORTAGE SENZA POSA
QUESTA LA FILOSOFIA DI ANDREA GILBERTI E JEAN-CLAUDE MANFREDI, GIOVANI FOTOGRAFI
VOTATI AL REPORTAGE. UNO STILE CHE USANO ANCHE PER IL “GRANDE GIORNO”
I matrimoni non possono essere studiati a tavolino, sono si-
tuazioni che nascono spontaneamente e il fotografo non deve
intervenire per modificarle, deve solo stare a guardare quello
che succede e cercare di riprendere tutto nel miglior modo
possibile. Abbiamo fatto due chiacchiere con Jean-Claude per
capire se davvero nei matrimoni si può anche non posare.
SIETE GIOVANISSIMI, CHE STUDI AVETE FATTO?
Io sono laureato in relazioni pubbliche e pubblicità e ho inizia-
to piuttosto tardi a fare il fotografo. Appena laureato mi sono
buttato nel fotogiornalismo e tra le varie esperienze sono ap-
prodato ai matrimoni.
Il mio socio Andrea invece fa il fotografo da sempre, seguendo
le orme del padre, matrimonialista anche lui. Ci siamo cono-
sciuti ad un corso serale di fotografia, e condividendo la stessa
passione per il reportage abbiamo iniziato a fare matrimoni
usando come punto di partenza il reportage.
COSA TI È PIACIUTO DEL MATRIMONIO PER CONVINCERTI
A CAMBIARE SETTORE?
Ci sono approdato perché dovevo fare, senza troppa voglia, il
matrimonio della ex ragazza di un caro amico fotografo e per
non fare brutte figure ho fatto qualche matrimonio di prova col
mio attuale socio Andrea. Nel frattempo mi sono reso conto,
che fare matrimoni, non era male come me lo ero immagi-
nato, e che anche nel contesto del matrimonio era possibile
realizzare immagini reali e degne di nota, ma soprattutto ho
capito che è uno dei settori migliori dove migliorare moltissi-
mo e in tempi brevi.
E poi i matrimoni sono imprevedibili! Una volta sono andato
da uno sposo a cui il sarto aveva consegnato tutto tranne che i
pantaloni. Per fortuna aveva il senso dell’umorismo e alla fine
si è fatto dare l’abito da un invitato. Ma i matrimoni sono così:
non sai mai cosa può succedere e devi essere pronto a tutto.
C’È UN FOTOGRAFO A CUI VI ISPIRATE?
Sicuramente Mark Wallis, il nostro matrimonialista preferito!
/)
QUANTO È IMPORTANTE LAVORARE IN DUE?
Sono sempre stato dell’idea che due teste ragionino meglio
di una. L’importante è che alla base ci sia sempre amicizia
e onestà. Ora fa parte del gruppo anche Clara, proprio da
focus on
di Monica Papagna
pulita, tecnicamente più giu-
sta e nitida (forse), ma penso
che nel reportage conti l’e-
mozione trasmessa dall’im-
magine e il flash uccide l’e-
mozione. Dove non c’è luce,
si usa il flash, ma è l’ultima
spiaggia.
COME VI COMPORTATE CON
LA POST-PRODUZIONE?
Non siamo ritoccatori, fac-
ciamo lo stesso lavoro che
veniva fatto ai tempi della
pellicola. Con photoshop è
solo più semplice, e molto
meno romantico.
COME VI CONTATTANO I
CLIENTI? PASSAPAROLA?
quest’anno, e riteniamo che
abbia molto da dire in termini
fotografici.
E L’ATTREZZATURA?
Sempre e solo Nikon!
E SEMPRE E SOLO LUCE
NATURALE?
Scattare in luce ambiente è
fondamentale nel reportage.
Bisogna essere molto veloci
e soprattutto saper utilizza-
re lo strumento fotografico
in maniera istintiva. Siamo
dell’idea che un’immagine a
luce ambiente sia imbattibi-
le. Magari col flash, a secon-
da delle situazione, si può
ottenere un’immagine più
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