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Beba Stoppani si divide (o meglio si molti-
plica) tra Milano e il Messico. Spiega di non
avere fatto alcun ritocco con Photoshop alle
foto – certi azzurri patagonici sono naturali
-, di usare una semplice Nikon, di non es-
sere molto “tecnica”. Spiega il sentimento,
anzi il risentimento che provava quando
scattava, per l’indifferenza dell’uomo nei
confronti della natura. Non solo dei potenti
del mondo nei confronti dell’effetto serra ma
anche dei turisti che in quel mese caldissi-
mo affollavano il ghiacciaio e non sembra-
vano colpiti dal problema climatico né dalla
bellezza di quanto è ancora rimasto: “Se non
percepisci la bellezza non ti puoi neanche in-
dignare quando viene offesa”. In questo sen-
so “la bellezza salverà il mondo” come diceva
il principe Myskin dell’Idiota di Dostoevskij.
Beba Stoppani e il compagno hanno unito le
forze in un lavoro sul bosco di Assisi. Danie-
le va in pellegrinaggio ad Assisi almeno una
volta l’anno e lei ha iniziato a fotografarlo tra
le piante dove San Francesco parlava agli uc-
celli: “Le foto sono diventate via via sempre
più astratte. Ne è nato un progetto che si chia-
ma Il bosco della pace, e che ho portato anche
in Messico”. Astratte sono anche alcune foto
della volta della grotta nel ghiacciaio e sem-
brano volte celesti notturne. Beba Stoppani è
legata alla figura di Antonio Stoppani, geologo,
paleontologo e patriota lecchese che durante
le Cinque Giornate faceva volare i messaggi su
piccole mongolfiere oltre le linee nemiche. Era
anche alpinista e un busto bronzeo gli è stato
dedicato e collocato sulle Grigne, vicino al ri-
fugio Rosalba.