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e parlare di nuovi argomenti, che non costi-
no molto alla fonte, in modo che si possano
recuperare abbastanza facilmente. Spesso
sono io che propongo storie alle redazioni,
non aspetto che siano loro a incaricarmi di
lavorare su un progetto.
Come ti poni nei confronti
delle banche immagini?
Sono una realtà che non si può ignorare e ci
sono sicuramente delle possibilità di lavoro
nuovo. Per esempio, insieme ad altri fotografi,
tra cui Dino Fracchia, abbiamo deciso di met-
tere online i nostri archivi condividendoli sulla
piattaforma PhotoShelter in modo da poter
agevolare il lavoro degli operatore di settore.
Ci potete trovare come Buenavista Photo, sia-
mo circa una trentina di fotografi, siamo tutti
italiani quindi siamo sicuramente una buona
alternativa per i giornali nazionali e non.
Il tuo approccio al ritratto?
Dipende dal contesto, ma sicuramente mi
piace conquistare la fiducia delle persone. Mi
introduco in maniera molto semplice e diret-
ta e poi cerco di cogliere la persona nel suo
ambiente mentre si muove. Faccio fatica a
mettere in posa, preferisco cogliere atteggia-
menti e sguardi mentre parlano o fanno altro.
Se mi chiedono un ritratto posato vado più in
crisi, sono davvero più brava quando lavoro in
modo spontaneo.
Mi guardo intorno, studio l’ambiente e cerco di osservare e contestua-
lizzare la persona. Quali sono gli elementi che possono caratterizzarla?
Mi chiedo questo e inizio a lavorare.
Attrezzatura leggera, giusto?
Tutte queste attrezzature sono state costruite per i maschi, è evidente!
Quindi dobbiamo cercare di trovare un’attrezzatura leggera ma con
ottima qualità. Ho due fotocamere con due obiettivi che vanno dal 17
al 200. Utilizzo le Nikon, per ora le D700. Normalmente non utilizzo
obiettivi troppo lunghi perché mi piace stare vicino alle persone che
fotografo, devo potergli parlare da vicino per provocare in loro le rea-
zioni che voglio immortalare.
isabella balena
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