Foto-Notiziario Dicembre 2015 - page 45

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far conoscere ai nostri clienti altre zone più re-
mote di questa regione così affascinante.
Sei stato anche a Rovaniemi,
la celebre città di Babbo
Natale?
Sì, ci sono stato un’estate tornando dal mio
viaggio a Capo Nord, di cui ho pubblicato un
video su Youtube. Sinceramente l’ho trovato
un posto artificiale, creato su misura per il tu-
rismo di massa, che ha poco di autentico dal
punto di vista culturale lappone. È una città
che attira indubbiamente un gran numero di
turisti, soprattutto nel periodo natalizio, però è
molto distante dalla Lapponia autentica, quella
del popolo Sami, dei villaggi di pescatori de-
gli allevatori di renne, che sono quello che noi
andiamo a cercare durante i nostri tour foto-
grafici, lontani dal turismo convenzionale che
si fonda su stereotipi che poco hanno a che
fare con le vere tradizioni di questa regione. Si
veda l’esempio del celebre hotel di ghiaccio di
Jukkasjärvi. La lista di attesa per le camere li-
bere è di circa un anno, ma pochi sanno che la
tradizione delle case di ghiaccio appartiene più
al popolo eschimese, che non alle popolazioni
nomadi della Lapponia che si spostavano e vi-
vevano in tende, o comunque in case di legno,
che isola meglio dal freddo, e che in Lapponia
abbonda: dove crescono gli alberi non sono
mai state costruite case di ghiaccio!
Da un punto di vista tecnico,
qual è la difficoltà maggiore
che s’incontra quando si
fotografano paesaggi dove c’è
tanta neve o ghiaccio?
Ogni periodo dell’anno ha le sue difficoltà, ma
durante l’inverno, quando la luce tendenzial-
mente è minore, la difficoltà principale è quel-
la di ottenere un’esposizione adeguata senza
avere fotografie mosse, o “rumorose”. Per-
tanto il treppiede, già accessorio importantis-
simo per ogni fotografo di paesaggio, diventa
qui totalmente irrinunciabile per poter segui-
re tutte le regole tradizionali della fotografia
paesaggistica, ad esempio diaframmi chiusi
e sensibilità basse. In altri periodi dell’anno,
nel caso si voglia fotografare un paesaggio con
ampi contrasti tra ghiaccio e parti senza ghiac-
cio, bisogna stare attenti a non sovraesporre la
porzioni innevate che ovviamente riflettono la
luce con maggiore intensità. Quanto ai viaggi
incentrati sulla “cattura” delle aurore boreali,
l’aspetto più difficile dal punto di vista tecnico è
sicuramente la messa a fuoco. Di notte è infatti
pressoché impossibile usare la messa a fuoco
automatica su un paesaggio buio, o illuminato
dal solo chiaro di luna.
Quali sono appunto le sfide
nella fotografia dell’aurora
boreale?
In questa situazione la cosa difficile è la mes-
sa a fuoco degli elementi del paesaggio perché
come dicevamo non si può usare la messa fuo-
co automatica ed è difficile regolarla bene at-
traverso il mirino per via del buio. Spesso sono
necessari una serie di tentativi consecutivi op-
pure, per i più precisi, si può sfruttare la ghie-
ra di messa a fuoco che in certi obiettivi può
essere regolata in base alla lunghezza focale
e alla distanza di messa a fuoco, ma è un’o-
perazione che può essere complessa anche
per i più esperti; generalmente si ricerca una
messa a fuoco infinito su ottiche grandango-
lari, che fortunatamente perdonano molto da
questo punto di vista. Esistono poi difficoltà di
composizione: l’aurora boreale si muove nel
cielo in maniera del tutto imprevedibile, e biso-
gna sapere come gestire la sua presenza all’in-
terno della foto. L’aurora va infatti inserita in un
contesto di paesaggio, perché le foto risultino
interessanti, ma non è facile prevedere la sua.
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