Foto-Notiziario Dicembre 2015 - page 50

42
Il viaggio può rappresentare il canovaccio, lo
spartito su cui andrai a scrivere le tue note. È un
modo per creare una pista da seguire. Ma alme-
no per me non può e non deve mai essere fine a
se stesso. Devo avere delle motivazioni forti per
intraprendere un viaggio. Ripercorrere le orme
di mio nonno, partito a sedici anni alla volta
dell’Australia (AustalianCargo, Feltrinelli), sco-
prire l’America povera e dimenticata ripercor-
rendola in lungo e in largo con i mitici bus della
Greyhound (La corsa del levriero, Feltrinelli), e
celebrare le epiche avventure degli esploratori
polari (Polo Nord-Polo Sud, Rizzoli). Un viaggio
ha senso se quando torni sei un’altra persona.
Deve essere un viaggio di scoperta e cambia-
mento. E almeno per me deve essere un viaggio
solitario. Insomma, non parliamo di vacanze.
Che tipo di attrezzatura usi
nei tuoi viaggi?
Inizialmente Nikon, poi sono passato a Leica
(telemetro) e non l’ho più lasciata. Penso che la
Leica M sia l’unica 35mm riconoscibile da una
diapositiva. In viaggio poi il rapporto qualità-pe-
so è importantissimo. Inoltre, sono indistruttibili
e meccaniche (le analogiche) quindi anche al
Polo Nord, qualsiasi cosa succeda, sai che po-
trai sempre scattare. Amo anche la qualità del
6x6 e ho viaggiato parecchio con la Mamya6, che
per me rappresenta la Leica medio formato. Fo-
tocamera maneggevole, leggera, obiettivi fanta-
stici (ma difficile da usare per via del mirino ap-
prossimativo). Con l’arrivo del digitale ho dovuto
mettere da parte il mio grande parco obiettivi
Leica M. Mi sono orientato verso Olympus, l’otti-
ca Pro mi ricordava i colori Leica. Poi finalmente
è uscita la Leica digitale M9 e ho potuto tornare
ai miei amati obiettivi. L’aspetto che adoro delle
Leica è che usi gli obiettivi come i colori della
tavolozza di un pittore: in certe situazioni il vec-
chio 50mm f3,5 del 1950 è il mio preferito. Gli
obbiettivi Leica sono come il vino. In negativo: i
costi ridicoli e il fatto che ormai sia un sistema
per ricchi amatori e non più per seri professioni-
sti. Mi fanno ridere (e anche peggio) le Leica con
la pelle di coccodrillo e tutte le nefandezze che
hanno fatto negli ultimi 30 anni.
Devo ammettere, tuttavia, che almeno per il
“U
n viaggio ha senso se quando torni sei
un’altra persona. Deve essere un viaggio
di scoperta e cambiamento”. È questa la filoso-
fia di Alex Roggero. America del Nord, Africa,
Australia, Europa del Nord, Artico e Antartide
sono i luoghi che ha fotografato di più, viaggian-
do con qualsiasi mezzo.
Come hai iniziato?
Da piccolo giocavo spesso con vecchie macchi-
ne fotografiche “vuote”, senza pellicole. A 15/16
anni ho iniziato a interessarmi seriamente. Ho
comprato una Kiev, fotocamera russa simil-Lei-
ca. Ricordo come fosse ora il fantastico odore
che aveva (e ha ancora!): metallico, misto a olio
di lubrificazione e cuoio. Ho anche subito inizia-
to a sviluppare e stampare le mie foto. Come ho
poi raccontato nel mio libro “Il treno per Bab-
ylon” scappavo da scuola per andare in giro a
Londra a fotografare. Una volta ho assistito a
una manifestazione contro la caccia alle foche.
Ho scattato, stampato e inviato uno scatto a un
settimanale. Dopo dieci giorni ho ricevuto un
assegno di trenta sterline. Era il 1977… adesso
probabilmente pagherebbero 20 e sono passati
40 anni!. Il mese successivo ho fatto degli scatti
al festival caraibico di Notting Hill e le ho inviate
al Sunday Times Magazine. Non le hanno pub-
blicate, ma con mia grande sorpresa ho ricevuto
una lunga lettera scritta amano dall’Art Director
del giornale (all’epoca il Sunday Times Magazi-
ne era la mecca del fotogiornalismo mondiale)
il quale mi spiegava che le foto erano piaciute
molto ma non erano state usate per via dei tem-
pi di lavorazione. Ecco, penso che quella lette-
ra sia stato l’evento che mi ha definitivamente
convinto. Ogni volta che la ricordo penso ai tanti
sedicenni che mandano il loro lavoro a riviste,
senza essere degnati nemmeno di un commen-
to. I giovani hanno bisogno di incoraggiamen-
to. Qualche mese dopo ho inviato un portfolio
a Nikon Magazine. Mi hanno dato la copertina.
And the rest, come si dice, is history...
Il viaggio è un tema
fondamentale e ricorrente nei
tuoi lavori, che significato
gli dai?
1...,40,41,42,43,44,45,46,47,48,49 51,52,53,54,55,56,57,58,59,60,...82
Powered by FlippingBook