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dentale del “body painting”.
C’è anche il ritratto di Daw Aung Suu Kyl Rango-
on, la Lady della Birmania, già nel 1991 in lotta
per la democrazia e i diritti civili.
Immagini fantastiche, eppure mai più così vere,
come l’uomo in bicicletta nella città di castelli di
fango e sabbia, nel Mali.
O come la ragazza tailandese dal collo di gi-
raffa, intenta nella lettura. Le luci le scivolano
sul volto, incorniciandole il profilo come nei
quadri dei fiamminghi.
… E per un attimo quel volto si sovrappone alla
tela di Jan Vermeer (da cui è stato tratto il film
“la ragazza con l’orecchino di perla”), e ci vedi
una nuova, esotica, “Ragazza col turbante”.
E, infine, c’è lei. Sharbat Gula. La Monnalisa
afgana dagli occhi verdemare. Che racconta-
no la storia di una giovane ragazza (14 anni)
scappata alla guerra in Afghanistan, rifugia-
ta al confine col Pakistan,
dopo aver perso i genitori.
Sharbat è bellissima. Ma
non lo sa. Come saprà
solo dopo molti anni che
quella foto l’ha resa fa-
mosa nel mondo, sulle copertine del National
Geographic.
Ma quella sarà un’altra fotografia, un’altra sto-
ria. La storia del destino di ogni donna di quei
popoli: dal padre al marito, qualche figlio vivo,
qualcuno perso. E il duro lavoro quotidiano.
Che trasformano…
Quel primo flash l’aveva immortalata come una
rosa in fiore. Trent’anni dopo, al suo posto, c’è
un albero nodoso, con forti radici.
La metamorfosi è compiuta. Ma quello sguardo
resta, uguale, impenetrabile, a trafiggerti den-
tro. Come un fulmine.
Il Principe
Alberto II di
Monaco visita la
mostra di McCurry.
Sotto, vista
notturna di
Montecarlo
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