Foto-Notiziario Febbraio-Marzo 2016 - page 36

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di Davide Grilli
DAL NOSTRO
INVITATO SPECIALE
Max De Martino per i suoi reportage ha scelto
fin dall’inizio di mimetizzarsi tra gli invitati
per catturare le emozioni più segrete
di una giornata unica
F
otografare un matrimonio è una respon-
sabilità. Per gli sposi non si tratta di fo-
tografie soltanto, ma di emozioni stampate
che li accompagneranno per tutta la vita.
Ecco perché non si può sbagliare. A partire
dall’approccio. Per Max De Martino ogni ma-
trimonio è come se fosse il primo, quando
scatta mette sempre lo stesso entusiasmo di
quando la sua passione si è trasformata in
professione, quando aveva 32 anni. Prima di
allora ha fatto altri lavori, non sempre legati
al mondo delle immagini, ma che gli hanno
permesso in seguito di avere una marcia in
più rispetto a tanti altri colleghi. Da uno dei
primi ha imparato subito il concetto di re-
sponsabilità. A poco più di vent’anni gli han-
no affidato la regia delle proiezioni sui grandi
schermi durante il tour europeo di Eros Ra-
mazzotti.
Una bella responsabilità!
Che esperienza è stata?
Devo dire che è stata un’esperienza forma-
tiva fantastica perché in quell’occasione ho
imparato che in certe situazioni non è con-
sentito fallire. Non era previsto infatti che
ci fosse qualcosa che non andasse quando
il concerto stava per partire, in qualsiasi
modo tutto doveva funzionare alla perfezio-
ne all’ora prevista.
Quando ti sei avvicinato
alla fotografia?
La passione per la fotografia c’è sempre
stata, scattavo foto da quando avevo quindi-
ci anni. La passione si è trasformata in pro-
fessione molto più tardi, quando avevo circa
32 anni. Nel frattempo ho fatto altri mestie-
ri, sempre legati alla tecnologia. Per un po’
ho scritto per “ Applicando”, una rivista del
mondo Apple sulla quale curavo una rubrica
legata a Internet. Ai quei tempi però c’erano
solo 60 mila utenti... Dopodiché ho iniziato a
lavorare in un’azienda che aveva tre negozi
di telefonia. Quando ci fu il boom del prepa-
gato, in 10 anni i negozi divennero oltre 120.
Io come responsabile vendite di questi negozi
gestivo una rete che fatturava 100 milioni di
euro, per Telecom Italia Mobile eravamo il
primo dealer in tutta Italia. Però non vivevo
più, il telefono squillava continuamente dalla
mattina alla sera, dal lunedì’ alla domenica,
così decisi di fare un salto nel vuoto: lasciare
un lavoro sicuro e ben pagato per trasforma-
re quella che era la mia passione in un lavoro
dove il numero dei miei clienti era zero. Ero
comunque consapevole di avere acquisito un
gran numero di competenze che alcuni colle-
ghi fotografi non avevo. Quindi ho registrato
il marchio “Foto in posa? No, grazie!” e ho
iniziato a fare il tipo di fotografia che mi pia-
ceva, quella di matrimonio che all’epoca era
un mercato florido.
Cosa rappresenta per te la
fotografia di matrimonio?
La fotografia di matrimonio è innanzitutto
fotografia sociale, è documentazione, è emo-
zione, è il tentativo di cristallizzare in 50-60
immagini una giornata che per il cliente è
la più importante della vita. Questo significa
anche non uscire di casa alla fine di settem-
bre dopo aver fatto 35 matrimoni pensando
“che barba devo fare il 36esimo” perché c’è il
rischio che diventi routine. Per me l’approc-
cio è diverso, ogni servizio ci metto sempre
lo stesso entusiasmo e la passione come se
fosse il primo perché se no diventa un me-
stiere e nelle foto traspare. Un altro aspetto
per fondamentale è che le fotografie devono
essere stampate perché non si può pensa-
re di lasciare ai posteri delle chiavette usb.
Se pensiamo ai tanti supporti che abbiamo
avuto in passato, oggi uno può avere ancora
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