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il lettore dischi ma non c’è più la porta in cui
infilare quei lettori. D’accordo, c’è il cloud,
ma le emozioni che dà una pagina stampata
è incredibilmente diversa. C’è per fortuna
un grande ritorno di interesse da parte di
vista dei clienti nei confronti dei fotolibri. A
volte quando consegni fisicamente l’album,
gli sposi, anche se hanno già visto prima le
foto, piangono e quando succede vuol dire
che hai vinto.
Lo stile che prediligi è
perfettamente racchiuso
nel nome del suo sito:
Foto in posa? No, grazie!
Come ti comporti durante i
matrimoni?
Devo dire che l’approccio che ho avuto sin da
subito è stato quello di nascondermi, o me-
glio di passare per l’amico degli sposi che
sta facendo le fotografie. Se sei l’unico con
i jeans e la polo in una situazione dove tutti
sono in giacca e cravatta sei palesemente
il fotografo. Io cerco invece di passare il
più possibile inosservato e in questo devo
dire che il passaggio a Fujifilm come at-
trezzature mi ha aiutato tantissimo perché
sono macchine piccole, a volte più piccole
di quelle degli invitati. Per me è importan-
te perché mi consentono, oltre a non dare
troppo nell’occhio, di portare meno peso e
di ottenere scatti di altissima.
Quindi ai matrimoni ti vesti
come un invitato?
Assolutamente sì, mi vesto come gli invitati,
anche se d’estate significa portarsi due o tre
cambi visto che lavorando si suda parecchio.
In chiesa rigorosamente giacca e cravatta
anche si ci sono 40 gradi, poi se durante il
ricevimento gli ospiti si lasciano un po’ an-
dare mi adeguo anche io. Non vado mai con
jeans e scarpe da ginnastica a meno che non
sia un matrimonio particolare in cui il look è
informale. Mi è capitato di partecipare come
fotografo a un matrimonio di due donne a
Bruxelles. Nell’invito c’era indicato il dress
code da seguire: vintage. Ho chiamato per
capire cosa intendessero e mi hanno detto