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che vive nella capitale della Mongolia, Ulan Bator,
e un altro italiano che lavora per la CNN. Loro due
sono stati i primi a visitare Tsaatan, che vengono
chiamati anche il popolo delle renne, e a salvargli
la vita. Già, perché quando qualche anno fa si dif-
fuse la brucellosi, una malattia infettiva che aveva
colpito le renne, hanno fornito loro i medicinali
per debellarla. Oltre al popolo delle renne, il mio
scopo era immortalare anche i Kazaki, un popolo
che si è stabilito nella regione dell’Altai, al confina
con il Kazakistan, ed è conosciuto per la loro abi-
lità nell’ammaestrare le aquile.
Com’è andata?
Durante il percorso ho vissuto e immortalato
diverse situazioni particolari e inoltre ho cono-
sciutomolte persone squisite sotto tutti i punti di
vista, prevalentemente molto povere ma pronte
a dare tutto quello che hanno. Molti scatti li ho
fatti a Môrôn, una cittadina molto particolare,
diversa dal resto che ho visto, e a Tsagaannuur
che è il punto di partenza per andare nella zona
dove ho incontrato i Tsaatan. Per raggiungere
queste cittadine ci sono volute 14 ore di autobus,
poi 13 ore lungo una strada sterrata, una delle
peggiori che abbia mai percorso, su un fuori-
strada. Quindi ci sono voluti 8 giorni in sella a
una renna accompagnata da una guida tsaatan
e da un interprete che vive a Tsagaannuur. Ma
ne è valsa la pena.
Che realtà hai avuto modo di
osservare in Mongolia?
Un aspetto che mi ha colpito molto sono stati i
forti contrasti. Le maggior parte delle persone
che ho incontrato erano povere, molto pove-
re. Nella capitale invece c’è tanta ricchezza e a
questo proposito David mi ha raccontato alcuni
aneddoti, tipo che a Ulan Bator ci sono uomi-
ni talmente ricchi che hanno modificato le loro
auto, dei fuoristrada tipo Hammer, inserendo
all’interno una sauna. Oppure che gli è capita-
to di entrare in alcune case che avevano cucine
dove, per evitare che gli odori si espandessero
nella casa, avevano creato una cucina all’interno
della cucina. E a proposito di contrasti, sempre
nella capitale esiste una realtà pazzesca: ci sono
bambini che vivono nel sottosuolo, in mezzo alle
fogne in condizioni precarie.
Cosa ti ha lasciato questo
viaggio?
È difficile da spiegare a parole, è stata un’espe-